Un numero sempre maggiore di ricerche si preoccupa di indagare il complesso rapporto tra il microbiota intestinale e la nostra salute. Allo stato attuale, risulta evidente la capacità dei batteri probiotici (che fisiologicamente ospitiamo nell’intestino) di dialogare con gli enterociti, le cellule che rivestono il lume intestinale e che sono in grado di assimilare i nutrienti e di mediare la risposta immunitaria. 

Il microbiota intestinale, ovvero il complesso ecosistema di microrganismi che popola l’intero intestino, svolge funzioni di fondamentale importanza per il mantenimento della nostra salute e, in particolare nel caso di una neoplasia, sembra assumere un ruolo di nevralgica importanza. Ad esempio, è in grado di migliorare l’efficacia di funzionamento della barriera gastrointestinale, limitando il passaggio di sostanze tossiche o intervenendo nel mediare la disponibilità dei nutrienti assunti col pasto. Ciò significa che eventuali elementi patogeni o sostanze cancerogene assunte col cibo, grazie a un complesso meccanismo biochimico, vengono filtrate e attenuate rispetto al proprio potenziale nocivo. Un microbiota sano, ovvero in eubiosi, di riflesso consente di avere un sistema immunitario più reattivo ed efficace nel gestire le trasformazioni cellulari o attenuare il rischio di malattia. Un microbiota intestinale in buona salute è inoltre in grado di inibire la sintesi di molecole infiammatorie, ed è noto che l’infiammazione crea un substrato idoneo alla proliferazione tumorale.

Allo stato attuale, sono ancora in parte ignote le modalità con cui il microbiota è in grado di migliorare i fattori protettivi endogeni dei pazienti oncologici, ma le ricerche in tal senso, sempre più numerose e specifiche, stanno fornendo risultati incoraggianti. Gli studi sul microbiota in ambito oncologico sono molto recenti, il primo risale al 2009 e da allora ne sono stati condotti oltre 4.000. Uno studio italiano a cura di Maria Rescigno, Principal Investigator del Laboratorio di Immunologia delle mucose e Microbiota di Humanitas, ha verificato che una specifica famiglia di batteri (Erysipelotrichaceae) è in grado di inibire la proliferazione cellulare negli stadi precoci di sviluppo dell’adenoma intestinale. Altre ricerche hanno evidenziato come il Lactobacillus Johnsonii sia in grado di ridurre la concentrazione di batteri patogeni nella mucosa intestinale di pazienti in procinto di essere operati, migliorando l’immunità cellulare. Una review a cura della dott.ssa Florina Morgillo, pubblicata a luglio 2018 sulla rivista Neoplasia, ha studiato le relazioni tra processi infiammatori e ossidativi, tumori e microbiota. A quanto risulta, la disbiosi intestinale – ovvero l’alterazione dell’equilibrio del nostro microbioma sembra essere associata all’infiammazione e, in presenza dei fattori predisponenti universalmente riconosciuti, potrebbe essere associata al maggior rischio di sviluppare un tumore.

Sempre più la scienza ci rende evidente quanto la cura del paziente oncologico debba tenere in considerazione anche la salute del microbiota intestinale, frequentemente compromesso a causa delle terapie e, a seguito di ciò, in grado di indurre un peggiore decorso della malattia. In attesa di disporre di specifici protocolli, l’attenzione al trattamento della disbiosi intestinale potrebbe quindi rivelarsi un valido supporto alle terapie tradizionali, e una strategia funzionale per garantire un più rapido recupero del paziente durante e dopo il trattamento terapeutico, ma sempre attraverso l’intervento di un professionista, e sempre sotto controllo medico.