“Dottore, ho il colesterolo alto, è preoccupante?”
Quando i valori ematici del colesterolo e di altri indicatori lipidici sono elevati, si configura una condizione di iperlipidemia.
Il solo valore del colesterolo totale non fornisce informazioni sufficientemente diagnostiche, per cui è preferibile prendere in esame, contestualmente, il valore complessivo dei trigliceridi (<150 mg/dl) e delle lipoproteine trasportatrici HDL e LDL, che in gergo vengono definite rispettivamente “colesterolo buono” e “colesterolo cattivo”.
Valori elevati di LDL (> 120 mg/dl), sono considerati rischiosi in relazione alle patologie cardiovascolari, poiché questa lipoproteina tende a depositarsi nelle pareti delle arterie dando origine all’aterosclerosi e a tutte le sue manifestazioni cliniche.
L’LDL conduce il colesterolo dal fegato agli organi, attraverso il circolo sanguigno, e può aderire alla parete dei vasi sanguigni irrigidendone la parete (aumento della pressione sanguigna per una minore elasticità dei vasi), o creando ispessimenti (gli ateromi) potenzialmente molto pericolosi e in grado di causare quadri patologici acuti potenzialmente ad esito nefasto (ulcerazioni, trombosi, emorragie, aneurismi, embolie).
Il colesterolo HDL trasporta il colesterolo in senso inverso, ovvero dal circolo ematico al fegato e quindi ne riduce la percentuale circolante, non provoca danni alle arterie ed esplica anzi una funzione di protezione nei confronti di esse quando è presente in quantità adeguata (> 40 mg/dL negli uomini, > 50 mg/dL nelle donne).
Anche i livelli ematici elevati di trigliceridi concorrono a predisporre l’individuo a un maggior rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, pancreatiti o aterosclerosi.
Riconoscere e gestire un quadro di ipercolesterolemia e/o ipertrigliceridemia assume un fondamentale valore preventivo. Il medico e il nutrizionista possono essere di grande aiuto nei confronti di un soggetto che soffre di queste problematiche in quanto possono intervenire a vari livelli per contrastare i valori elevati di colesterolo e/o trigliceridi ematici attraverso il bilanciamento dell’alimentazione, o attraverso l’utilizzo di alimenti funzionali oppure ancora mediante la somministrazione di farmaci specifici.
L’indagine degli stili alimentari e di vita (sport, fumo) del paziente è sempre il primo passo per un’adeguata prevenzione, in quanto ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia spesso hanno innesco da un’alimentazione scorretta protratta nel tempo. Una dieta ricca di grassi saturi e zuccheri semplici incide sensibilmente, e in senso negativo, sui valori di colesterolo e trigliceridi ematici.
Le ultime Linee Guida per una Sana Alimentazione redatte dal CREA raccomandano che la quantità di grassi saturi non arrivi a superare il 10% delle calorie totali giornaliere (22 g, ovvero 200 kcal in una dieta da 2000 kcal), mentre il consumo di zuccheri semplici non dovrebbe superare il 15% dell’apporto calorico giornaliero (75 gr, ovvero 300 kcal in una dieta da 2000 kcal, con un valore suggerito di soli 25 g/die).
Una fondamentale strategia preventiva, nel caso delle iperlipidemie, è l’adozione di uno stile di vita quanto più possibile attivo. Una parte della giornata (30 min.) dovrebbe essere quotidianamente dedicata all’attività fisica, sia prettamente sportiva che motoria in senso più generale (giardinaggio, passeggiate, bicicletta).
Le iperlipidemie sono un importante campanello d’allarme che sarebbe sempre opportuno non trascurare, ricordando che le patologie cardiovascolari da esse derivate sono ancora in Italia, la prima causa di morte.