Tra i temi relativi alla nutrizione, compare spesso l’ipotesi di seguire un regime alimentare basato su alimenti alcalinizzanti, come presupposto per prevenire o addirittura curare le patologie tumorali. Qual’è la strada per inquadrare correttamente il problema?
Nel 1931 il fisiologo Otto Heinrich Warburg vinse il premio Nobel per le ricerche sulle caratteristiche delle cellule cancerogene, tra cui un pH basso (acido) dovuto alla fermentazione lattica anaerobica. Tale evidenza ha portato per qualche tempo a ritenere che ciò non fosse un fenomeno derivato, ma la causa primaria della trasformazione neoplastica. Tale ipotesi venne smentita qualche tempo dopo da eminenti ricercatori tra cui Alfred George Knudson (premio Nobel 2004).
Oggi è chiaro che il tumore è una patologia estremamente eterogenea e multifattoriale. La suggestiva ipotesi dell’efficacia di una dieta alcalina (basica) come antidoto ai tumori, periodicamente torna periodicamente in auge ad opera di sedicenti scienziati con pochi scrupoli e scarse competenze. Costoro talvolta si spingono a proporre metodi di cura non solo discutibili ma potenzialmente letali (come le iniezioni di bicarbonato).
In effetti il tumore, per proprie caratteristiche intrinseche, stimola l’acidificazione del substrato circostante la propria massa, ma non esistono evidenze scientifiche serie e validate in grado di evidenziare l’efficacia di una dieta alcalinizzante (antiacida) nel contrastare lo sviluppo e la crescita di tumori.
In termini di prevenzione, non è pertanto corretto impostare una dieta su parametri acido-base. Piuttosto, ormai è appurato che una condizione infiammatoria cronica può invece favorire la degenerazione cellulare, la proliferazione tumorale e la dispersione di metastasi. Diversi cibi possono avere effetti infiammatori, con azione di stimolo nei confronti di molecole (es. TNF-alpha, NF-kB, PCR, sICAM, IL-1, IL-6, COX-2, ossido nitrico sintetasi, etc.) in grado di favorire l’insorgenza di gravi patologie cronico degenerative (cardiovascolari, diabete, ictus), tra cui i tumori.
D’altro canto un’alimentazione basata su alimenti freschi, di stagione, a prevalenza di vegetali, cereali integrali e legumi, grassi insaturi e fibre (dieta mediterranea) è in grado di fornire fattori di regolazione e molecole bioattive (es. curcumina, genisteina, quercetina, epigallocatechina, tricina, avanatramina, omega-3) in grado di contrastare l’infiammazione ed esercitare un’azione preventiva e antinfiammatoria.
La prevenzione può essere fatta a tavola, e sempre su solide basi scientifiche che tengono conto dei processi metabolici. Le alchimie e le teorie miracolose possono rivelarsi inefficaci e potenzialmente molto pericolose.
Per evitare brutte sorprese o inutili rischi, parlane sempre col tuo medico, con il nutrizionista o col dietista, che ti potranno fornire informazioni corrette e solide sotto il profilo scientifico, nel pieno rispetto della tua salute.